Sei su Archivio / 2016 / cinema
Ribelle
The
Brave
a cura di Ketty Fragalà
Genere:
Animazione
Anno:
2012
Regia:
Mark
Andrews,
Brenda
Chapman,
Steve
Purcell
Soggetto:
Brenda Chapman
Sceneggiatura:
Brenda Chapman, Irene Mecchi
Fotografia:
Danielle Feinberg
Art
director: Tia Kratter
Montaggio:
Nicolas C. Smith
Musiche:
Patrick Doyle
Produttore:
Katherine Sarafian
Produzione:
Pixar Animation Studios
Distribuzione:
Walt Disney Pictures
Paese:
USA
Durata:
93 Min
TRAMA
Coraggiosa
e ostinata, Merida
è
una teenager ribelle di sangue reale in lotta per ottenere il
controllo del proprio destino. Si sente molto più a suo agio
all’aria aperta dove può perfezionare le sue qualità atletiche
con l’arco e la spada e correre attraverso le splendide Highland
scozzesi con il suo fedele cavallo, Angus. Merida ha uno spirito
ribelle come i suoi capelli, ma anche un cuore pieno di dolcezza,
soprattutto quando si rivolge ai suoi fratelli, i tre piccoli
gemelli.
Essendo la
figlia del Re e della Regina,
la sua vita è legata a responsabilità e piena di aspettative, che
la portano a desiderare di difendere la sua libertà e la sua
indipendenza più di ogni altra cosa. Quando Merida sfida apertamente
un’antica tradizione, le conseguenze delle sue azioni si rivelano
disastrose per il regno. Sarà una corsa contro il tempo per correre
ai ripari del suo comportamento imprudente, vivendo un’avventura
che la costringerà a guardare dentro di sé per scoprire il
significato del coraggio e rivelarle il suo vero destino.
RECENSIONE
Merida,
la protagonista del film “ Ribelle” non è la solita principessa
bella, bionda, perfetta, obbediente, ma una protagonista testarda,
determinata, indipendente, coraggiosa che nel corso del film compie
un vero e proprio percorso di formazione e di crescita che la porterà
ad essere più matura senza alterare il suo animo “ribelle” e
coraggioso. Con “ Brave” la B.D.S. conclude la serie delle
proiezioni dei film di animazione. Ci accorgiamo, infatti sin
dall’inizio che la narrazione è cambiata. La principessa non ha i
canoni della bellezza tradizionale, il viso è più tondo, spariscono
i lineamenti dolci e i capelli ben curati e disciplinati diventano
ricci, ribelli e spettinati, gli abiti preziosi e luccicanti
lasciano lo spazio a stoffe meno vistose, il verde ha la meglio sui
toni rosati. Il titolo del film “ The Brave”, definisce
chiaramente il carattere della protagonista, ma non deve trarci in
inganno la traduzione “Ribelle” . Il termine non va letto solo
come sinonimo di disobbediente, indisciplinata, oppositiva. Merida,
infatti, non è solo quella che si ribella alla madre per cercare la
sua strada a tutti i costi, ma è anche colei che, nella capacità di
riconoscere i propri errori, senza rinunciare alle sua indole,
mette in pericolo la propria vita pur di salvare sua madre, la sua
famiglia, il regno intero. Il film inizia con l’infanzia di Merida,
che vive un rapporto affettivo equilibrato con entrambi i genitori.
Il padre, per il suo compleanno, le regala un arco che già
desiderava tanto. E sul simbolo dell’arco si apre il film.
L’arco non è semplicemente un’arma. L’arco con le frecce
rappresenta l’azione, la capacità di agire, di porsi obiettivi, di
perseguirli. Il dono nel film viene fatto dal padre, un altro valore
simbolico che ci fa intravedere un nuovo ruolo paterno, in
contrasto con le vecchie contrapposizioni a cui siamo abituati (padre
normativo, madre affettiva). Un padre che qui diviene non un mero
contenitore di norme, ma stimolatore di indipendenza, senza
rinunciare anche ad ascolto e affetto. Un padre che dice: tieni, ti
stimolo a crescere nella tua personalità, nella tua indipendenza. È
la madre, invece, ad assumere nell’adolescenza di Merida, il ruolo
normativo e di controllo. La madre è un altro simbolo. Quando
gestisce gli affari del regno la regina porta i segni di antiche
culture ove il femminile aveva ben altra importanza. Ma non lo fa
secondo i valori matriarcali, ma secondo valori patriarcali. Si
riafferma quindi un tema ancora oggi attuale e scottante: come le
donne stesse assumono su di loro il ruolo di trasmettere i valori
patriarcali. ( ancora oggi nel mondo sono le donne a mutilare i
genitali alle loro figlie e sono le madri a fasciare i piedi alle
bimbe cinesi).
E
torniamo al film. La regina Elinor veste Merida con un corsetto
strettissimo nel giorno in cui la vedranno i pretendenti. La ragazza
rifiuta tutto: lei non aspetta il principe, non deve piacere, lei
basta a se stessa e non vuole perdere la sua libertà. Il
significato che assume questa vestizione è l’esatto contrario del
regalo dell’arco. È imprigionarsi in una forma che non è la
propria, è l’adeguarsi alle altrui aspettative anche a prezzo di
perdere la propria identità. . E giunge il momento della sfida
tra i pretendenti. A questo punto Merida prova rabbia, rabbia contro
la madre che la costringe ad essere ciò che non è, la rabbia che
nella fase iniziale serve ad uscire dalla gabbia: si strappa il
vestito che le impedisce i movimenti e gareggia con i principi
sfidando tutti e soprattutto sua madre per ottenere “ la sua stessa
mano”, Merida lancia tre volte la freccia: tre centri che
evidenziano la reale intenzione e la determinazione della ragazza. La
madre va su tutte le furie, Merida con un colpo di spada strappa
l’arazzo che rappresenta la sua famiglia e separa la sua figura da
quella degli altri. Elinor, per rabbia, getta l’arco nel fuoco.
Siamo al culmine dello scontro. Ma Elinor si rende subito conto di
cosa ha fatto. Merida scappa e nel suo amato bosco incontra i
fuochi fatui che le fanno da guida (alcune leggende nordiche dicono
che seguire i fuochi fatui voleva dire trovare la via del proprio
destino). Giunge alla capanna della strega che cerca di costruirsi
un’altra realtà diventando intagliatrice di legno. Ossessionata
dall’orso (poi si vedrà che aveva fatto un incantesimo al
principe) dà a tutto quello che fa la forma dell’orso.
Non è la solita strega cattiva, ma colei che conduce Merida verso la
trasformazione. Ed eccoci alla simbologia dell’orso.
Fin
dall’inizio della storia, questo animale è sempre presente. L’orso
cattivo Mordu che mutila il re Fergus, il quale, a sua volta viene
chiamato Re Orso. L’orso ha una parte di rilievo nelle fiabe
antiche come nei disegni animati, è l’orsetto di pezza che
regaliamo ai nostri bambini per giocare ( augurio di forza per i
maschietti , di fecondità per le femmine).
Merida
chiede alla strega un incantesimo per cambiare la madre e
l’incantesimo la trasformerà in orsa. Ciò le servirà per
riavvicinarsi alla figlia e ritrovare il valore della maternità non
patriarcale. La regina si trasforma in orsa: ora tutto ciò che prima
lei critica in Merida, le serve per sopravvivere. Viene così
riconosciuta la competenza della figlia, una competenza che Elinor ha
sempre disconosciuto perché non adatta a una principessa. L’orsa
Elinor riuscirà a ritornare umana se riuscirà a ricucire lo strappo
(dice la strega). Pensano che l’incantesimo si spezzerà se,
tornati al castello, cuciranno lo strappo che Merida ha causato
all’arazzo. Ma ad essere ricucito dovrà essere uno strappo ben più
profondo: lo strappo fra madre e figlia. Nel caos generale Elinor
(orsa) suggerisce a Merida attraverso dei segni il discorso da fare
ai re che lottano fra di loro : finalmente mamma e figlia si
capiscono al volo, anche con i soli gesti. Merida su suggerimento
della madre propone ai re di infrangere la tradizione e di
lasciare a tutti la libertà di scegliere la persona da amare. E qui
si comprende che il destino imposto a Merida è imposto anche ai tre
principi, infatti nessuno di loro vorrebbe sposarsi (gli obblighi
patriarcali sono imposti sia agli uomini che alle donne e nessuno è
esenti dagli stereotipi attribuiti al proprio genere). E poi la
conclusione: saranno il coraggio di Merida, le sue lacrime, il suo
affetto dichiarato a rompere l’incantesimo e a ricucire lo strappo
tra lei e sua madre e così l’orsa ritornerà ad essere la regina
Elinor con grande gioia di tutti.
|