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Ribelle

The Brave




a cura di Ketty Fragalà

 

 

Genere: Animazione

 Anno: 2012

Regia: Mark Andrews, Brenda Chapman, Steve Purcell

Soggetto: Brenda Chapman

Sceneggiatura: Brenda Chapman, Irene Mecchi

Fotografia: Danielle Feinberg

Art director: Tia Kratter

Montaggio: Nicolas C. Smith

Musiche:  Patrick Doyle

Produttore: Katherine Sarafian

Produzione: Pixar Animation Studios

Distribuzione: Walt Disney Pictures

Paese: USA

Durata: 93 Min

 

 TRAMA

Coraggiosa e ostinata, Merida è una teenager ribelle di sangue reale in lotta per ottenere il controllo del proprio destino. Si sente molto più a suo agio all’aria aperta dove può perfezionare le sue qualità atletiche con l’arco e la spada e correre attraverso le splendide Highland scozzesi con il suo fedele cavallo, Angus. Merida ha uno spirito ribelle come i suoi capelli, ma anche un cuore pieno di dolcezza, soprattutto quando si rivolge ai suoi fratelli, i tre piccoli gemelli. 
Essendo la figlia del Re e della Regina, la sua vita è legata a responsabilità e piena di aspettative, che la portano a desiderare di difendere la sua libertà e la sua indipendenza più di ogni altra cosa. Quando Merida sfida apertamente un’antica tradizione, le conseguenze delle sue azioni si rivelano disastrose per il regno. Sarà una corsa contro il tempo per correre ai ripari del suo comportamento imprudente, vivendo un’avventura che la costringerà a guardare dentro di sé per scoprire il significato del coraggio e rivelarle il suo vero destino.

 

RECENSIONE

Merida, la protagonista del film “ Ribelle” non è la solita principessa bella, bionda, perfetta, obbediente, ma una protagonista testarda, determinata, indipendente, coraggiosa che nel corso del film compie un vero e proprio percorso di formazione e di crescita che la porterà ad essere più matura senza alterare il suo animo “ribelle” e coraggioso. Con “ Brave” la B.D.S.  conclude la serie delle proiezioni dei film di animazione. Ci accorgiamo, infatti sin dall’inizio che la narrazione è cambiata. La principessa non ha i canoni della bellezza tradizionale, il viso è più tondo, spariscono i lineamenti dolci e i capelli ben curati e disciplinati diventano  ricci, ribelli e spettinati, gli abiti preziosi e luccicanti  lasciano lo spazio a stoffe meno vistose, il verde ha la meglio sui toni rosati. Il titolo del film “ The Brave”,  definisce chiaramente il carattere della protagonista, ma non deve trarci in inganno la traduzione “Ribelle” . Il termine non va letto solo come sinonimo di disobbediente, indisciplinata, oppositiva. Merida, infatti, non è solo quella che si ribella alla madre per cercare la sua strada a tutti i costi, ma è anche colei che, nella capacità di riconoscere  i propri errori, senza rinunciare alle sua indole, mette in pericolo la propria vita pur di salvare sua madre, la sua famiglia, il regno intero. Il film inizia con l’infanzia di Merida, che vive un rapporto affettivo equilibrato con entrambi i genitori. Il padre, per il suo compleanno, le regala un arco che già desiderava tanto. E sul simbolo dell’arco si apre il film. L’arco non è semplicemente un’arma. L’arco con le frecce rappresenta l’azione, la capacità di agire, di porsi obiettivi, di perseguirli. Il dono nel film viene fatto dal padre, un altro valore simbolico che ci fa intravedere un nuovo ruolo paterno, in contrasto con le vecchie contrapposizioni a cui siamo abituati (padre normativo, madre affettiva). Un padre che qui diviene non un mero contenitore di norme, ma stimolatore di indipendenza, senza rinunciare anche ad ascolto e affetto. Un padre che dice: tieni, ti stimolo a crescere nella tua personalità, nella tua indipendenza. È la madre, invece, ad assumere nell’adolescenza di Merida, il ruolo normativo e di controllo. La madre è un altro simbolo. Quando gestisce gli affari del regno la regina porta i segni di antiche culture ove il femminile aveva ben altra importanza. Ma non lo fa secondo i valori matriarcali, ma secondo valori patriarcali. Si riafferma quindi un tema ancora oggi attuale e scottante: come le donne stesse assumono su di loro il ruolo di trasmettere i valori patriarcali. ( ancora oggi nel mondo sono le donne a mutilare i genitali alle loro figlie e sono le madri a fasciare i piedi alle bimbe cinesi).

E torniamo al film. La regina Elinor veste Merida con un corsetto strettissimo nel giorno in cui la vedranno i pretendenti. La ragazza rifiuta tutto: lei non aspetta il principe, non deve piacere, lei basta a se stessa e non vuole perdere la sua libertà. Il  significato che assume questa vestizione è l’esatto contrario del regalo dell’arco. È imprigionarsi in una forma che non è la propria, è l’adeguarsi alle altrui aspettative anche a prezzo di perdere la propria identità.  . E giunge il momento della sfida tra i pretendenti. A questo punto Merida prova rabbia, rabbia contro la madre che la costringe ad essere ciò che non è, la rabbia che nella fase iniziale serve ad uscire dalla gabbia: si strappa il vestito che le impedisce i movimenti e gareggia con i principi sfidando tutti e soprattutto sua madre per ottenere “ la sua stessa mano”, Merida lancia tre volte la freccia: tre centri che evidenziano la reale intenzione e la determinazione della ragazza. La madre va su tutte le furie, Merida con un colpo di spada strappa l’arazzo che rappresenta la sua famiglia e separa la sua figura da quella degli altri. Elinor, per rabbia, getta l’arco nel fuoco. Siamo al culmine dello scontro. Ma Elinor si rende subito conto di cosa ha fatto.  Merida scappa e nel suo amato bosco incontra i fuochi fatui che le fanno da guida (alcune leggende nordiche dicono che seguire i fuochi fatui voleva dire trovare la via del proprio destino). Giunge alla capanna della strega che cerca di costruirsi un’altra realtà diventando intagliatrice di legno. Ossessionata dall’orso (poi si vedrà che aveva fatto un incantesimo al principe) dà a tutto quello che fa  la forma dell’orso.  Non è la solita strega cattiva, ma colei che conduce Merida verso la trasformazione. Ed eccoci alla simbologia dell’orso.

Fin dall’inizio della storia, questo animale è sempre presente. L’orso cattivo Mordu che mutila il re Fergus, il quale, a sua volta viene chiamato Re Orso. L’orso ha una parte di rilievo nelle fiabe antiche come nei disegni animati, è l’orsetto di pezza che regaliamo ai nostri bambini per giocare ( augurio di forza per i maschietti , di fecondità per le femmine).

Merida chiede alla strega un incantesimo per cambiare la madre e l’incantesimo la trasformerà in orsa. Ciò le servirà per riavvicinarsi alla figlia e ritrovare il valore della maternità non patriarcale. La regina si trasforma in orsa: ora tutto ciò che prima lei critica in Merida, le serve per sopravvivere. Viene così riconosciuta la competenza della figlia, una competenza che Elinor ha sempre disconosciuto perché non adatta a una principessa. L’orsa Elinor riuscirà a ritornare umana se riuscirà a ricucire lo strappo (dice la strega). Pensano che l’incantesimo si spezzerà se, tornati al castello, cuciranno lo strappo che Merida ha causato all’arazzo. Ma ad essere ricucito dovrà essere uno strappo ben più profondo: lo strappo fra madre e figlia. Nel caos generale Elinor (orsa) suggerisce a Merida attraverso dei segni il discorso da fare ai re che lottano fra di loro : finalmente mamma e figlia si capiscono al volo, anche con i soli gesti. Merida su suggerimento della madre propone ai re di infrangere  la tradizione e di lasciare a tutti la libertà di scegliere la persona da amare. E qui si comprende che il destino imposto a Merida è imposto anche ai tre principi, infatti nessuno di loro vorrebbe sposarsi (gli obblighi patriarcali sono imposti sia agli uomini che alle donne e nessuno è esenti dagli stereotipi attribuiti al proprio genere).  E poi la conclusione: saranno il coraggio di Merida, le sue lacrime, il suo affetto dichiarato a rompere l’incantesimo e a ricucire lo strappo tra lei e sua madre e così l’orsa ritornerà ad essere la regina Elinor con grande gioia di tutti.

 
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